Psicologia Transpersonale
La storia dell’umanità è costellata da conoscenze tradizionali che si ripresentano sotto diversa forma nel corso della storia, Leibniz, coniò il termine “Filosofia perenne” per indicare questo flusso di conoscenze millenarie che si ripresentano sotto diversa forma nel corso della storia.
La visione transpersonale, che si sta affermando negli ambiti della psicologia e delle scienze umane, è senz’altro uno dei contributi più innovativi portato al patrimonio culturale e scientifico dell’umanità in questi ultimi decenni.
Tale movimento, sostenuto dalle acquisizioni della fisica moderna, della ricerca sugli stati di coscienza e delle antiche tradizioni spirituali fondate sulla meditazione, si occupa, non solo dei problemi dell’individuo, ma soprattutto delle sue potenzialità e qualità più elevate. William James, pioniere della psicologia, fu il primo a studiare le esperienze mistiche considerandoli eventi psicologici quanto religiosi. Oggi potremmo dire che l’esperienza spirituale rimane al centro della propria ricerca psicologica.
Secondo Carl Gustav Jung, noi facciamo indirettamente esperienza degli archetipi attraverso i sogni, i simboli, le favole, i rituali, mentre le esperienze mistiche ci consentono l’accesso diretto al mondo archetipico. Egli arrivò ad indicare nell’esperienza spirituale la via maestra per l’uscita dalle nevrosi.
Abraham Maslow fu il fondatore della Psicologia Umanistica e gettò le basi, forse più di chiunque altro, per la nascita della Psicologia Transpersonale in quanto forza organizzata all’interno del panorama delle teorie psicologiche. Egli stesso considerò la Psicologia Umanistica, che definì la Terza Forza della psicologia, dopo la psicoanalisi e il comportamentismo come transitoria, come una preparazione per una “ancora più alta Quarta Psicologia, transpersonale, transumana” centrata nel cosmo più che sui bisogni ed interessi umani e che andasse oltre concetti quali, umanità, identità, autorealizzazione personale, verso una trascendenza del sè.
Roberto Assagioli ebbe il grande merito di trascendere i limiti della psicoanalisi proponendo una Psicosintesi che consentisse all’individuo di ampliare i suoi confini personali verso la realizzazione di un Sè Transpersonale. Sembra inoltre che fu lui a coniare per primo il termine Psicologia Transpersonale.
Pierre Weil esplorando le dimensioni dell’esperienza interiore ha individuato una serie di confini che limitano l’uomo nella sua visione del mondo, definendo così, magistralmente, gli ambiti di intervento della Psicologia Transpersonale. Essi sono: la coscienza, la memoria, l’evoluzione e la morte.
L’evoluzione umana non si ferma all’intelletto o alla fase della maturità sessuale ma procede verso qualità umane più elevate quali: saggezza, amore, umiltà, compassione, consapevolezza e altre virtù che portano più in alto l’evoluzione umana.
La morte è solo un passaggio, un’occasione per attingere nuove dimensioni dell’essere.